“La voce del dolore” (articolo pubblicato sul quotidiano “La Voce” del 03-06-16)
A volte si presenta come un rumore di sottofondo, continuo e fastidioso. In alcuni casi assomiglia ad una coltellata al cuore. Altre volte arriva come un’onda che investe la pancia, sale lungo lo stomaco e raggiunge i polmoni e la gola facendoli urlare. Spesso può persino togliere il respiro, le parole, le energie, la vita stessa. Sto parlando del dolore, quello stato emotivo di cui facciamo esperienza davanti alle frustrazioni, ai traumi, alle perdite. Un dolore a cui spesso la società ci ha insegnato ad essere sordi. Molti di noi sono stati cresciuti con frasi tipo: “Piangendo non risolvi i problemi”, “Non pensarci, prima o poi passa”, “Pensa a chi sta peggio di te”, etc. I maschietti si sono sentiti dire: “Piangere è da femmine”, “I maschi sono forti e non piangono”. Tutti questi messaggi diseducativi non hanno fatto altro che farci allontanare dal dolore, dalla sua essenza di stato naturale, affettivo e vitale. Siamo diventati così adulti che facciamo fatica ad esprimere il nostro malessere. Preferiamo evitarlo, lasciarlo sullo sfondo e non sentirlo. Fa troppo male! Nella realtà, però, il dolore quando arriva va accolto. Ignorarlo non farà altro che amplificarne la sua voce e farci stare peggio! Entriamo quindi in ascolto di esso, in contatto con tutto quello che ci vuole comunicare. “Date al dolore la parola; il dolore che non parla, sussurra al cuore oppresso e gli dice di spezzarsi.” dice William Shakespeare. Lasciamoci travolgere e avvolgere dalle sue lacrime purificatorie. Abbandoniamoci nel caldo abbraccio di chi ci vuole sostenere nelle difficoltà. Togliamoci di dosso la nostra armatura di “falsi guerrieri” e non vergogniamoci di mostrarci fragili e deboli. Il poeta Rumi dice: “La cura per il dolore è nel dolore”. In terapia mi capita spesso che, davanti allo sgorgare delle lacrime, il paziente mi dica: “Eppure prima di venire qua, mi ero imposto di non piangere”. Dopo però che il pianto è riuscito a prendersi il suo spazio, la stessa voce dice: “Ora sto meglio, mi sento più leggero”. Tutta quella paura di contattare il dolore e tutta la fatica impiegata nel tenerlo a freno si tramutano in una sensazione di benessere. E finalmente comprendiamo che il dolore è un nostro alleato, ci offre la possibilità di uscire da quel tunnel dove le esperienze negative ci hanno condotto e bloccato. Così, dopo aver attraversato questa “valle di lacrime”, possiamo continuare a percorrere serenamente il cammino della vita e godere delle tante meraviglie che essa ha ancora in riservo per noi. Dopotutto, il più delle volte la gioia arriva dopo il dolore! Basti pensare al momento del parto. Il famoso psicoanalista Otto Rank individuò nel “trauma della nascita” il primo vero grande dolore umano. Pensiamo a quanta sofferenza vive in quel momento la mamma e, a quanta ancor di più, è costretto a provarne il neonato per venire al mondo! Gabriel García Márquez scrive: “Gli essere umani non nascono sempre il giorno in cui le loro madri li danno alla luce, ma la vita li costringe ancora molte volte a partorirsi da sé”. E ad ogni parto, però, ricordiamoci che assistiamo ad una nuova nascita, ad una felice ri-nascita!
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