“Esplorare l’Io attraverso i colori” (articolo pubblicato sul quotidiano La Voce del 07-10-16)

Per la psicologia il colore è molto più di una semplice radiazione con una determinata lunghezza d’onda. Attraverso il suo linguaggio possiamo leggere il mondo interiore della persona. Ogni colore è uno stimolo obiettivo con un significato psicologico e fisiologico universale, indipendente dall’età, dal sesso, dalla cultura. La persona però inconsciamente preferisce o meno determinati colori a seconda del suo stato psichico, fisico, esistenziale. A partire da questi concetti base, nel 1947 lo psicologo svizzero Dr. Max Luscher inventò un test sui colori. Questo test consiste nel proporre al soggetto una serie di tavole con 8 stimoli cromatici da scegliere o rifiutare. Attraverso la soggettività delle risposte si va a leggere la realtà psico-fisica della persona, in quanto ogni colore ha un suo significato. Luscher si serve di 4 colori fondamentali (blu scuro, verde, rosso, giallo) per rilevare le necessità fisiologiche e psicologiche fondamentali e di 4 colori complementari (viola, marrone, nero, grigio) per approfondire il quadro della personalità. Il colore blu rappresenta la necessità fisiologica e psicologica di quiete, di calma, di soddisfazione. E’ il colore del rapporto con le figure primarie. Attraverso questo colore possiamo vedere la capacità di un soggetto di sviluppare legami profondi, coinvolgenti, empatici. Preferire il blu significa anelare alla pace, alla tranquillità emotiva. In caso di rifiuto, c’è un senso di irrequietezza, di malcontento, un desiderio di tagliare i vincoli, i legami opprimono quindi meglio sottrarsi. Il verde è il colore della ferma perseveranza, della vigilanza, della stabilità, del “controllo sul territorio dell’Io”. Fisiologicamente ha un effetto di contrazione, di tensione elastica e psicologicamente esprime durezza, tensione, rigidità. Ha a che fare con l’autostima e l’Io. Un soggetto che sceglie tanto il verde tende molto all’autocontrollo, al perfezionismo. Nel rifiuto invece si può leggere un senso di insicurezza e inadeguatezza che non permettono all’Io di sentirsi stimato. Il rosso rappresenta l’eccitazione, il desiderio di una vita intensa, l’energia finalizzata al principio del piacere. Una scelta frequente del rosso può indicare una compensazione eccessiva nel fare, la persona si vede se fa qualcosa. Un suo rifiuto invece evidenzia sovraffaticamento, stanchezza, demotivazione. Il giallo ha come significato fisiologico oggettivo il rilassamento, lo sblocco delle tensioni. Psicologicamente rappresenta il cambiamento. Un rifiuto di questo colore può evidenziare pessimismo, disillusione, mancanza di fiducia verso il mondo. Il viola rappresenta la sensibilità, la trasformazione, la seduzione. E’ un colore che risente degli ormoni, quindi persone con disfunzioni ormonali o in gravidanza possono preferirlo proprio per la forte influenza di questo colore sul sistema nervoso simpatico e parasimpatico (rosso: eccitazione del s. simpatico + blu: sedazione sul parasimpatico). Il marrone corrisponde alla percezione passiva, corporale-sensuale del proprio corpo. E’ il colore del benessere e del pieno soddisfacimento dei sensi. Un marrone rifiutato evidenzia un pessimo rapporto col proprio corpo. Il nero è la negazione stessa del colore. Per Jung è il colore più proprio dell’ombra e rappresenterebbe le tendenze estreme, distruttive delle pulsioni inconsce. Non c’è mediazione, solo opposizione, intransigenza, radicalismo. Gli adolescenti tendono a vestirsi di nero, sappiamo quanto forte è l’opposizione in questa fase! Il grigio è il colore che esprime la neutralità più completa, perché è acromatico. Chi privilegia questo colore si difende dal coinvolgimento, dall’introspezione, dal cromatismo della vita. Questa perdita della vitalità, dell’entusiasmo indica uno stato di prostrazione psico-fisica, di depressione. Infine il bianco è il colore luminoso, è cambiamento, rinascita. Esso rappresenta l’inizio di un nuovo ciclo (per le religioni orientali che credono nella reincarnazione il colore del lutto è proprio il bianco, mentre per gli occidentali è il nero, opposizione, negazione della vita). Il bianco è dunque la libertà da ogni vincolo, il desiderio di evasione, è “la pagina non ancora scritta”.

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